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Cos’è l’ansia e perché ne soffriamo.

L'ansia è un'emozione naturale ed universale: è generata da un meccanismo psicologico di risposta allo stress (vedi stress*), il quale svolge la funzione di anticipare la percezione di un eventale pericolo prima ancora che quest'ultimo sia chiaramente sopraggiunto, mettendo in moto specifiche risposte fisiologiche che spingono da un lato all'esplorazione per identificare il pericolo ed affrontarlo nella maniera più adeguata e, dall'altro, all'evitamento e alla eventuale fuga.

Questa caratteristica di interesse ed evitamento nei confronti di un possibile pericolo si ritrova soltanto negli esseri umani e negli animali superiori e favorisce la conoscenza del mondo circostante e un migliore adattamento ad esso.

Quindi di per sé lo stress derivato dagli stimoli circostanti, è buono ed utile, ma quando ci esponiamo nella nostra vita quotidiana a troppi stimoli che producono intenso stress, ecco che il nostro organismo si affatica e rischia di ammalarsi.

Anche troppe situazioni che ci espongono a risposte di prestazione (quindi anche una notevole ambizione se spropositata) possono essere causa di forte ansia.

Ma anche l’ansia di per sé è una cosa del tutto naturale: l’ansia ci permette di attivare tutti i nostri sensi e di concentrare l’attenzione per migliorare la prestazione, quando però è adeguata allo stimolo e non esageriamo il nostro sentire investire, legandola ad altri atteggiamenti psichici sfavorevoli (spesso un senso d’incapacità ed inadeguatezza, insicurezza esagerata e bassa autostima).

Purtroppo oggi gli stimoli eccessivi forniti dal nostro ambiente e il bisogno di prestazioni sempre più alte e vincenti, dovute ad un intenso valore del senso di competizione (in una cultura d’individualismo esasperato di un sistema dove i valori sono oramai solo quelli assoggettati alla fama e alla ricchezza) che è stato la locomotiva trainante dell’economia di mercato del ‘900, è divenuto sempre più intollerabile e spesso ci porta a non sentirci più adeguati.

Se non ritorniamo ad avere una visione misurata della nostra esistenza e torniamo rimpossessarci di valori sani, l’eccessivo stress e il conseguente senso di non farcela e di non sentirci adeguati, ci porteranno ad ammalarci.

Ed ecco subentrare le patologie dell’ansia, quell’ansia eccessiva, rivolta anche a condizioni ingiustificate, dove oggi si evidenzia più di ogni altro fastidio il D.A.P. o Disturbo da Attacchi di Panico, che è metaforicamente la valvola a pressione, il sintomo più comune e diffuso delle persone ansiose, che solitamente sono quelle che per una grossa insicurezza di fondo (in genere acquisita dall’infanzia in un ambiente familiare ansiogeno), cercano di avere tutto sotto controllo e riempiono la loro vita di programmi accuratissimi e ossessivamente definiti che, nei loro piani, dovrebbero escludere ogni imprevisto.

Impossibile in realtà, prima o poi, e sempre più spesso, subentrano eventi a cui non ci eravamo predisposti nel nostro calcolo ossessivo di pianificazione per cercare di evitarli. L’attacco di panico è in realtà il sintomo che ci impone di occuparci di noi in modo più attento ed efficace, di trovare il tempo e di dedicarcelo con serietà, per correggere pensieri, le idee e le abitudini disfunzionali al nostro vivere. Oggi vediamo sempre più persone soffrire di questo disturbo e il mercato ha fornito varie risposte di aiuto: alcune si occupano “solo” di ridurre il sintomo che effettivamente a volte rischia di diventare veramente debilitante al punto di impedirci anche di andare a lavorare o a scuola o perfino di non stare bene più neppure rintanati nelle quattro mura di casa.

La paura dei nostri limiti, di cui l’umano è portatore sano, diventa insopportabile: dopo tutto quell’impegno promulgato per evitare di fare i conti con le nostre condizioni e volere a tutti i costi costantemente superare tutti i nostri limes** così ad oltranza (e questo dei limiti purtroppo è proprio il nostro problema esistenziale esasperato da quest’epoca in cui viviamo nella quale per paradosso non li vorremmo proprio considerare), ci porta proprio ad un eccesso di finitezza, ad essere bloccati su tutti i fronti. Quindi si rende spesso, in un primo momento, necessario cercare di smorzare questa sensazione terribile di morte imminente (il limite estremo al quale non sappiamo proprio come opporci) di paralisi, per cercare di continuare a vivere. Ma dopo la riduzione dei sintomi (considerazione che troppo spesso non vedo fare a chi è esperto di farmacologia), il lavoro della persona sofferente si deve centrare sul cercare di capire il perché di quello stato di ansia estrema per cercare di rivalutare e riconsiderare una serie di condizioni, cercando di cambiare il peso che fino a quel momento abbiamo dato a determinate situazioni o presupposti.

Quindi il lavoro che ci si auspica debba attuare una persona che soffre di ansia generalizzata, ma anche si attacchi di panico, è proprio quello di dedicarsi del tempo e chiedere umilmente aiuto ad un esperto psicoterapeuta che deve affiancarsi e proporre un percorso di consapevolezza. L’espero psicoterapeuta spesso abbinerà esercizi e tecniche di rilassamento, per dare gli strumenti necessari per imparare a ridurre da soli le tensioni muscolari e migliorare il respiro.

 

*Lo stress è una sindrome di adattamento a degli stressor (sollecitazioni). Può essere fisiologica, ma può avere anche dei risvolti patologici, anche cronici, che ricadono nel campo della psicosomatica. Si suole distinguere tra eustress e distress ovvero rispettivamente stress buono e stress cattivo. Wikipedia

** Il termine di limes romano in latino ha un doppio significato:

  • nel primo caso, è inteso come "linea di confine", "limite", rappresenta l'equivalente della Grande muraglia cinese o della più recente Linea Maginot, ovvero una barriera per difendersi all'interno dei confini imperiali (significato usato per la prima volta da Frontino e da Tacito nel I secolo);

  • nel secondo caso, nel significato di "via", "strada", costituiva la via di penetrazione all'interno di territori di recente conquista (o ancora da conquistare), come nel caso del limes germanico augusteo che correva lungo le rive del fiume Lippe.

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